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Le prime notizie storiche che si hanno della Chiesa di
San Michele Arcangelo risalgono agli anni intorno al
mille, anche se il ritrovamento nella chiesa di un
calice di vetro ( di eccezionale rarità ) ed un
documento non originale ne fanno fissare le origini
intorno al duecento. A rendere ancora più incerta
quest'ipotesi è il fatto che se fosse vera Celico
doveva esistere già intorno al duecento e quindi le
sue origini non possono risalire alle incursioni dei
cosentini scappati da Cosenza per sfuggire alle
invasioni saracene.
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Particolare del frontespizio. |
Per avere notizie certe
riguardanti la chiesa e con una certa regolarità è
necessario arrivare al XXII secolo in quanto molti
sono i documenti che avrebbero potuto ricostruire la
storia degli anni precedenti ma che sono andati
perduti; precisamente dal 1606 si può far riferimento
ai fogli di una Platea redatti da un notaio.
Nel suo interno la chiesa doveva essere molto ricca di
opere scolpite quali altari e monumenti, come hanno
dimostrato i ritrovamenti durante i lavori dell'ultimo
restauro. Tutte opere che andarono perse il 27 marzo
del 1638 a causa del fortissimo terremoto che colpì la
zona cosentini e che lasciò in piedi ben poco
dell'antico edificio. La chiesa fu riedificata nel
decennio successivo al terremoto, ma a causa di
scosse sismiche successive necessitò di nuovi lavori;
fu allora chiamato per il restauro un maestro di
stucco della città di Napoli Pasquale Gesù Maria, con
l'intento non solo di ristuccare la chiesa ma di
erigere nel suo interno tre Cappelle.
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Rosone. |
Questi lavori
furono consegnati intorno al 1750, ma nell'ottobre del
1780 al termine di una funzione ci fu il crollo del
soffitto quando ancora tutta la popolazione non aveva
lasciato il sagrato. La folla per essersi salvata
diede per voto un segno di gratitudine, e quindi fu
possibile chiamare Cristoforo Santanna per iniziare il
nuovo restauro.
Il pericolo maggiore, però, era sempre costituito dai
terremoti che tornavano con frequenza a mettere in
pericolo l'edificio. Solo quello dell'8 marzo 1832 lo
investì in maniera rilevante, solo che i lavori di
restauro iniziarono non prima del 1854. Nel 1870, per
riparare i danni provocati dalle continue scosse di
terremoto, si utilizzarono le tegole e le travi
dell'abbandonata Chiesa di Santa Maria delle Grazie
del Convento dei Padri Domenicani. Altri lavori di
restauro furono compiuti nel 1876, e, a causa del
terremoto del 1905, nel 1906: a memoria di
quest'ultimo oggi si può leggere sul frontespizio:
"Sacra haec aedes erat ante anno 1100 in quo flourit
Abb. Joachim patritius, magna terremotus concussa an.
1905 restaurata; ed è proprio in quest'occasione che
il rosone sovrastante la porta centrale e gli alti due
più piccoli sono stati murati.
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CLICCA sull'immagine e poptrai vedere ingradita l'incisione sul frontespizio. |
tratto da: Gustavo Valente "Chiese conventi confraternite e congreghe di Celico e Minnito" Frama Sud
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Pima
neve in Sila
Celico
Spezzano Sila
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