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Quindi, un così grande
equilibrio ecologico garantiva una grande riserva
di legname, selvaggina e altri prodotti, che poco
venivano sfruttati dai popoli indigeni che abitavano
la Calabria, in quanto si dedicavano essenzialmente
alla pastorizia e alla caccia. Furono le popolazioni
magno-greche a meglio interpretare le caratteristiche
dell'altopiano ed ad utilizzare tutte le immense risorse
che offriva.
Verso la metà del VIII sec a.C., coloni greci approdarono
sulle rive del Mar Jonio, fondando due delle maggiori
città della Magna Grecia: Sybaris e
Kroton.
Durante la crescita e l'apogeo delle colonie magno-greche,
si raggiunse un grandissimo equilibrio tra l'uomo
e l'habitat.
Tutte le zone pianeggianti vicino la costa furono
disboscate ed utilizzate per la coltura di cereali
(ulivi e viti); ma questo non ci deve far pensare
a un'opera di disboscamento incosciente, in quanto
i Greci sapevano che il perfetto assetto idrogeologico
era garantito dai boschi.
Lo straordinario benessere delle colonie portarono
all'espansione commerciale e politica in tutta la
regione; quindi oltre agli itinerari marini, si sentì
l'esigenza di raggiungere le coste tirreniche anche
dall'interno, e questo fu possibile solo navigando
i fiumi più interni: risalirono, infatti, la Valle
del Crati e quella dell'Esaro e ridiscesero quella
del Vaccata.
tratto
da: Francesco Bevilacqua "Il Parco Nazionale della
Sila" Rubbettino
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Pima
neve in Sila
Celico
Spezzano Sila
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