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Gioacchino da Fiore
Il Testamento
Ritenuta la più antica immagine di Gioacchino, in realtà la raffigurazione di questa miniatura rileva caratteristiche formali e stilistiche del sec. XIV. La sua elaborazione perciò pare successiva a quella scolpita sul sepolcro. L'iconografia è quella canonica del Santo aureolato, quale poteva essere concepita in concomitanza con una forte speranza dei Florenzi di ottenere il riconoscimento ufficiale della santità del Fondatore. Tale fu la speranza suscitata dalla petizione alla Santa Sede del 1346.>

Biblioteca Apostolica vaticana, ms. Chigi A. VIII.231, c.lv.



E' il testamento spirituale di Gioacchino del 1200, nel quale fa l'inventario delle opere da lui fin allora scritte e ritenute degne di nota. Egli prescrive che alla sua morte venga presentato all'esame del magistero ecclesiastico ogni frutto del suo lavoro di scrittore. Con la più incondizionata dichiarazione di fedeltà alla Santa Apostolica, termina e fima di suo pugno questa lettera.

A tutti coloro i quali verrà mostrata questa lettera, Gioacchino, detto abata di Fiore, augura saluta eterna nel Signore.
Come si può rilevare dalla lettera del defunto papa Clemente III che io conservo, mi sono impegnato, per incarico del papa Lucio III e del papa Urbano III, a scrivere spesso delle opere, e tuttora non cesso di scrivere ciò che mi viene sottomano a gloria di Dio. Perciò ho portato a termine la Concordia del Nuovo e dell'Antico Testamento, distribuita in cinque libri, il Commento all'Apocalisse, diviso in otto parti,Il Salterio delle dieci corde, articolato in tre libri, secondo l'ispirazione di Dio e la capacità del mio ingegno. Inoltre ho composto altri scritti minori, come Contro i Giudei e Contro gli avversari della fede cattolica. Se poi, finchè sarò in vita, mi si offrirà qualche altra possibilità, non trascurerò di adoperarmi ad edificazione dei fedeli di Cristo, e principalmente dei monaci.
Per mancanza di tempo non ho potuto finora presentare i miei scritti al vertice apostolico, ad eccezione del libro della Concordia, perchè fossero da lui corretti, se vi fossero ciò che ritengo possibile, anche se non ne sono a conoscenza correzioni da apportare. E dato che per ogni uomo è incerto il numero dei suoi giorni, se mi toccherà di lasciare questa vita prima che io possa adempire il mandato ricevuto, prego in nome di Dio onnipotente i miei coabati e i priori e tutti gli altri frati timorati di Dio, e con quell'autorità che mi è consentita ordino che tutti coloro che possiedono il seguente scritto o una copia e, se per testamento, gli opuscoli che finora ho composto, come pure se mi occorrerà di scrivere qualche altra cosa prima della morte, dopo aver raccolto il tutto, lasciatene copia in luogo sicuro, lo sottopongano all'esame della Sede apostolica. Ricevano da essa in mia vece le correzioni, dichiarandole che sono sempre pronto a seguire fedelmente le direttive da essa date o che saranno date, e che non intendo difendere alcuna mia opinione che sia in contrasto con la sua santa fede, credendo interamente in ciò in cui essa crede, e accettando le sue correzioni sia riguardo ai costumi sia riguardo alla dottrina, rifiutando ciò che essa rifiuta e accogliendo ciò che essa accoglie, e credendo fermamente che la sua fede non verrà meno fino alla consumazione dei secoli.
Questa dichiarazione io, abate Gioacchino, ho composto e sscritto di mio pugno nell'anno 1200 dell'Incarnazione del Signore e dichiaro di volermi mantenere fedele al suo contenuto.



I testi sono tratti da: "Gioacchino Abate di Fiore"
Centro Internazionale di Studi Gioachimiti, Edizioni Pubblisfera 1998.

Gioacchino Greco
Giuseppe Marinaro
Gioacchino da Fiore
La Vita
Gioacchino da Fiore e Dante Alighieri
Il Gioachimismo
Il testamento
Principali Opere
Lo straripamento
La guarigione di un malato
La Lampada
Il cieco
Liber Figurarum
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